OMISSIS
A Roma in una strada di collegamento (importantissima) tra la Stazione Termini ed il Centro esiste un monumento da sempre calpestato ma invisibile a tutti. Il Monumento di Dogali. Ignorare deliberatamente. Il Monumento di Dogali ispira una possibile associazione a partire dalla sua storia, intreccio di più vicende che si incontrano nell’oblio della memoria. Necessario un ri-svelamento a partire dalla constatazione dello stato attuale di questo spazio-tempo. Parole chiave quelle del mostrare e del nascondere, di celebrazione e rimozione tra miti, crimini ed eroi dai tratti fantasmatici. Ricostruire tutto attorno: ci sono storie nelle trame di questo monumento, tra passato presente e futuro che riescono a riscoprire il velo di ciò che è stato omesso, renderlo visibile. "Omissis" è un progetto che documenta questo luogo simbolico indagando la storia che si cela dietro di esso. Si aprono diverse strade, due i punti di incontro: il Colonialismo Italiano, il concetto di Memoria. La ricerca muove su più fronti: ad una serie di verifiche fotografiche che vogliono documentare e rendere così “visibile” lo stato attuale del Monumento si accosta una raccolta di dati e documenti riguardanti vicende e soggetti più o meno “sotterranei” che fungono da tracce nella sua storia; tra questi il Leone di Giuda (simbolo degli imperatori etiopi e che arriva a Roma come “trofeo” nel 1936 al termine della guerra) e un nome, quello di Zerai Deres, che a Roma nel 1938 compie proprio nei pressi di questo monumento, così denso di significati, un gesto di protesta diventando per questo un eroe nazionale in Etiopia. Nei documenti, negli atti ufficiali del processo, quindi nella memoria “ufficiale” italiana, egli resta però inciso (se non dimenticato) come un criminale. Fondamentale si pone quindi anche il tentativo di rintracciare questi stessi atti in cui la formula latina “ceteris omissis” è indicazione di come nella riproduzione di un testo, di un documento siano state omesse parole o frasi ritenute non necessarie.
Due anni fa le studentesse e gli studenti del biennio di fotografia dell’ISIA di Urbino sono stati coinvolti in una serie di attività didattiche — residenze, corsi, workshop — sul tema del colonialismo italiano. L’obiettivo era di fare ricerca e riflettere sulla narrativa storica del nostro colonialismo e su come questa abbia lasciato tracce profonde nel contesto contemporaneo. In linea con l’identità dell’Istituto, che è storicamente un luogo in cui si mescolano didattica, progettazione culturale e impegno sociale per costruire professionisti capaci di dare forma alla complessità del reale, il gruppo ha lavorato su un progetto di lungo corso a partire da un articolato sistema di fonti e “stimoli” costituito da archivi (MUCIV, ICCD, Biblioteca Nazionale, tra i principali), monumenti e comunità nella città di Roma. Dopo due anni, lungo i quali lavori e ricerche hanno attraversato continui momenti di revisione e approfondimento, i progetti sono stati definitivamente formalizzati e hanno trovato struttura — talvolta differente — in questo libro e in una mostra che verrà presentata a luglio 2024 a Villa Romana, a Firenze. [Dal testo introduttivo “Per una statica della memoria, di Alessandro Carrer]
Progetto di Alida Lardini e Sofia Noce
ISIAU 2023, 2024
Esposizione
2024, Pratiche di posizionamento, Villa Romana, Firenze.
Direttrice Elena Agudio, curatrice Mistura Alison, produzione mostra Giulia Del Piero.
Pubblicazione
2024, Pratiche di posizionamento, Corraini Edizioni.
Progetto grafico supervisionato da Silvana Amato con Roberta Antinolfi, Lukas Osele e Agnese Pozzobon.
OMISSIS
A Roma in una strada di collegamento (importantissima) tra la Stazione Termini ed il Centro esiste un monumento da sempre calpestato ma invisibile a tutti. Il Monumento di Dogali. Ignorare deliberatamente. Il Monumento di Dogali ispira una possibile associazione a partire dalla sua storia, intreccio di più vicende che si incontrano nell’oblio della memoria. Necessario un ri-svelamento a partire dalla constatazione dello stato attuale di questo spazio-tempo. Parole chiave quelle del mostrare e del nascondere, di celebrazione e rimozione tra miti, crimini ed eroi dai tratti fantasmatici. Ricostruire tutto attorno: ci sono storie nelle trame di questo monumento, tra passato presente e futuro che riescono a riscoprire il velo di ciò che è stato omesso, renderlo visibile. "Omissis" è un progetto che documenta questo luogo simbolico indagando la storia che si cela dietro di esso. Si aprono diverse strade, due i punti di incontro: il Colonialismo Italiano, il concetto di Memoria. La ricerca muove su più fronti: ad una serie di verifiche fotografiche che vogliono documentare e rendere così “visibile” lo stato attuale del Monumento si accosta una raccolta di dati e documenti riguardanti vicende e soggetti più o meno “sotterranei” che fungono da tracce nella sua storia; tra questi il Leone di Giuda (simbolo degli imperatori etiopi e che arriva a Roma come “trofeo” nel 1936 al termine della guerra) e un nome, quello di Zerai Deres, che a Roma nel 1938 compie proprio nei pressi di questo monumento, così denso di significati, un gesto di protesta diventando per questo un eroe nazionale in Etiopia. Nei documenti, negli atti ufficiali del processo, quindi nella memoria “ufficiale” italiana, egli resta però inciso (se non dimenticato) come un criminale. Fondamentale si pone quindi anche il tentativo di rintracciare questi stessi atti in cui la formula latina “ceteris omissis” è indicazione di come nella riproduzione di un testo, di un documento siano state omesse parole o frasi ritenute non necessarie.
Due anni fa le studentesse e gli studenti del biennio di fotografia dell’ISIA di Urbino sono stati coinvolti in una serie di attività didattiche — residenze, corsi, workshop — sul tema del colonialismo italiano. L’obiettivo era di fare ricerca e riflettere sulla narrativa storica del nostro colonialismo e su come questa abbia lasciato tracce profonde nel contesto contemporaneo. In linea con l’identità dell’Istituto, che è storicamente un luogo in cui si mescolano didattica, progettazione culturale e impegno sociale per costruire professionisti capaci di dare forma alla complessità del reale, il gruppo ha lavorato su un progetto di lungo corso a partire da un articolato sistema di fonti e “stimoli” costituito da archivi (MUCIV, ICCD, Biblioteca Nazionale, tra i principali), monumenti e comunità nella città di Roma. Dopo due anni, lungo i quali lavori e ricerche hanno attraversato continui momenti di revisione e approfondimento, i progetti sono stati definitivamente formalizzati e hanno trovato struttura — talvolta differente — in questo libro e in una mostra che verrà presentata a luglio 2024 a Villa Romana, a Firenze. [Dal testo introduttivo “Per una statica della memoria, di Alessandro Carrer]
Esposizione
2024, Pratiche di posizionamento, Villa Romana, Firenze. Direttrice Elena Agudio, curatrice Mistura Alison, produzione mostra Giulia Del Piero
Pubblicazione
2024, Pratiche di posizionamento, Corraini Edizioni, progetto grafico supervisionato da Silvana Amato con Roberta Antinolfi, Lukas Osele e Agnese Pozzobon
Progetto di Alida Lardini e Sofia Noce
ISIAU 2023, 2024
Esposizione
2024, Pratiche di posizionamento, Villa Romana, Firenze.
Direttrice Elena Agudio, curatrice Mistura Alison, produzione mostra Giulia Del Piero.
Pubblicazione
2024, Pratiche di posizionamento, Corraini Edizioni.
Progetto grafico supervisionato da Silvana Amato con Roberta Antinolfi, Lukas Osele e Agnese Pozzobon.